Quante volte avrete sentito parlare le vostre mamme e nonne del loro corredo matrimoniale?
Lenzuola, federe e suppellettili varie ogni tanto spuntano fuori dai loro armadi, rimandandoci indietro nel tempo, quando questa usanza era l’unica via per riuscire a concludere un matrimonio.
La ricchezza della dote ovviamente andava in base al ceto a cui apparteneva la famiglia della futura sposa. Se quest’ultima aveva la fortuna di appartenere ad una nobile famiglia, non portava con sé solo biancheria e argenteria, ma soldi, gioielli e alcuni casi interi feudi.
Ad esempio, nel 1441, quando furono celebrate le nozze con Francesco Sforza, Bianca Maria Visconti portò come dote Cremona e le sue terre.
Un contratto quasi da record fu invece quello stipulato per il matrimonio di Anna Dovara e Filippino Gonzaga, avvenuto nel 1322, dove una pergamena di quasi due metri elencava tutti le proprietà mobili e immobili portate in dote dalla sposa.
E poi che dire delle 200.000 corone e dei gioielli (del medesimo valore) che accompagnarono la futura regina di Francia, Maria Antonietta al matrimonio con Luigi XVI?
Tutto questo contrattare in Italia finì nel 1975, quando questa usanza antichissima veniva abolita definitivamente, lasciando al loro destino cassapanche colme di lenzuola e centrini (che le amanti dello stile shabby hanno saputo poi sapientemente rivalutare! ).
Quando mi sono trasferita con il mio ragazzo in questa casa, più che di una dote, si è trattato di un vero e proprio furto di alcuni oggetti a cui ero molto affezionata: il mio cuscino storico e un bianco, caldo, morbido piumone (soprannominato appunto “la morbidosi”) che a tanto è servito in queste lunghe e gelide giornate invernali…
Al prossimo appuntamento con la Wedding Series.
A presto
Anna
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